enzo lavolta
consigliere del Comune di Torino
giovedì 21 aprile 2011
ThyssenKrupp, la vita di 7 operai non è un gioco
L'on. Boccuzzi ha chiesto l'immediata chiusura della pagina web
La morte dei 7 operai della ThyssenKrupp, il dolore dei familiari delle vittime e la sentenza di condanna pronunciata dalla Corte d’Assise il 15 aprile a Torino nei confronti dei vertici della multinazionale tedesca diventano oggetto di scherno in una vergognosa pagina di Facebook, nella categoria “svaghi”, denominata “Sentenza Thyssenkrupp: Brucia & Vinci 1.000.000 di euro”.
I volti degli operai morti nel rogo vengono inseriti in un “gratta e vinci” accanto a tante fiammelle, in un diabolico “gioco” in cui puoi vincere un milione di euro… se muori sul lavoro.
L’on. Antonio Boccuzzi, ex operaio ThyssenKrupp sopravvissuto al rogo, ha chiesto stasera l’immediata chiusura della pagina web, con una denuncia alla Polizia Postale.
“È una vergogna – dichiara l’on. Boccuzzi – non ho parole per commentare una tale ignominia. È un’offesa imperdonabile ai miei colleghi morti mentre stavano facendo il proprio dovere, ai loro cari e a tutte le persone che hanno perso la vita o hanno subìto un infortunio nei luoghi di lavoro”.
Sdegno condiviso anche da Enzo Lavolta, presidente della Commissione Lavoro del Comune di Torino: “Sono solidale con i parenti delle vittime e gli ex operai dell’acciaieria. Non si possono tollerare episodi del genere. Si vuole svilire l’importante lavoro svolto dalla Procura della Repubblica di Torino, offendendo la Giustizia e il comune senso del pudore”.
Questa, l’assurda descrizione della pagina web:
“Sentenza shock al processo ThyssenKrupp, dopo nove ore di camera di consiglio. La Corte non ha riconosciuto le responsabilità effettive dei 7 operai che, per mancanza di professionalità, inadempienze e forse abuso di alcolici e droghe leggere, che causano stanchezza e sonnolenza (come spesso accade nei casi di incidenti sul lavoro), ignorarono le misure di sicurezza previste nel luogo dell'incidente. Con sorpresa e sgomento, si è appreso che i parenti delle vittime saranno risarciti con un milione di euro. Uno dei parenti, sentendo la cifra spropositata, è svenuto dalla gioia. Il denaro verrà estorto dalle tasche dei dirigenti Thyssen. L'amministratore delegato della Thyssen, Herald Espenahan, è stato condannato per omicidio volontario con dolo eventuale, come se fosse un volgare piromane. La pena: 16 anni e sei mesi di carcere. Poche ore dopo la sentenza, il gruppo Thyssen minaccia di chiudere lo stabilimento torinese, a discapito di moltissimi lavoratori onesti che si troverebbero senza lavoro a causa dell'irresponsabilità dei sette operai deceduti, dell'operato poco ortodosso e sommario dei giudici di Torino e della pressione mediatica della Cgil”.
La pagina Facebook ironizza anche sull’Olocausto: un utente (Ulfo Kagonovic) si chiede se sia meglio morire di freddo in un lager o di “caldo” (ovvero bruciati vivi, ndr) ma “con risarcimento”.
Un altro utente (Gretah Erdbar) scrive, commentando una foto di un prigioniero di un campo di concentramento: “Per facilitare l'identificazione dei lavoratori, in caso di decesso, procederemo presto a marchiare a fuoco un numero identificativo sul loro avambraccio. Ai parenti basterà pregare i propri defunti di far uscire quei numeri, per diventare ricchi”.
domenica 3 aprile 2011
Coesione e cooperazione le parole d' ordine di Fassino
03 aprile 2011 — pagina 7 sezione: TORINO
mercoledì 23 marzo 2011
In attesa dei soldi da Roma il Regio ritorna in piazza
23 marzo 2011 — pagina 2 sezione: TORINO
martedì 8 febbraio 2011
Il dibattito sulla sospensiva del TAR per il concorso dirigenti
Durante il Consiglio comunale di lunedì 7 febbraio, l’assessore al personale Domenico Mangone ha risposto all’interpellanza generale presentata dai gruppi di Forza Italia-PdL, La Destra, Lega Nord e UDC, riguardante gli “Intendimenti dell’Amministrazione in conseguenza dell’ordinanza sospensiva del concorso da dirigenti”.
Domenico Mangone (assessore al Personale): La discussione è già stata affrontata con un lungo approfondimento durante una seduta di prima commissione della settimana scorsa. Nel frattempo non sono intervenute novità di rilievo.
Credo sia comunque utile una cronistoria, partendo dal 18 maggio 2010, quando con una delibera viene bandito un concorso per 15 dirigenti. La delibera, oltre a stabilire il numero dei dirigenti valutato rispetto alla pianta organica, individuava al punto 3 quale presidente della commissione esaminatrice l’attuale direttore generale del Comune di Torino e, per fare parte della commissione, esperti di comprovata capacità professionale.
Questa delibera non è stata impugnata. I quattro ricorrenti (che non hanno superato la prova scritta) hanno invece impugnato tutti i provvedimenti successivi. Il TAR ha accolto due delle motivazioni e, precisamente, la nomina dei membri della commissione esaminatrice (l’allora segretario generale, il vicedirettore vicario dei servizi tecnici, il direttore del personale) e la coincidenza della commissione tra master e concorso.
Per concludere, in data 1 febbraio 2011, è stata approvata una delibera per costituirci (come Comune) davanti al Consiglio di Stato e fino a quando non ci sarà un suo pronunciamento, la situazione rimarrà quella attuale.
Da informazioni in nostro possesso, poi, non risulta alcun fascicolo aperto presso la Procura.
Dopo l’assessore, sono intervenuti i consiglieri comunali.
Ferdinando Ventriglia (AN-PdL): Mi sorprende il silenzio della maggioranza su questa vicenda che dà la sensazione di una burocrazia totalmente fuori controllo, che esprime pezzi di apparato che si rinnovano per cooptazione. Il provvedimento di sospensiva del Tar va eseguito, per evitare ulteriori sprechi di denaro pubblico anche in conseguenza di atti illegittimi.
L’Amministrazione comunale ha la responsabilità politica di aver lasciato consolidare una cultura di pressappochismo, faciloneria e arroganza.
A parte le questioni di opportunità, visto che sembra che ogni vincitore abbia un mentore, è incontestabile che coloro che sono stati tutor, durante il master, sono diventati membri della commissione di valutazione, il che rappresenta un’illegalità.
Antonello Angeleri (Lega Nord): Siamo ai primi di febbraio e, su 4 consigli comunali, in 3 è mancato il numero legale. C’è la convinzione, in questa maggioranza, che si possa fare tutto e il contrario di tutto. Vorrei sottolineare che negli anni ’80 si respirava un clima di appartenenza e orgoglio, di lavorare per la città. Oggi non c’è più. Forse perché si è premiata di più l’appartenenza politica che quella professionale? Se oggi pezzi della macchina comunale sono fuori controllo, i motivi vanno ricercati nelle gestioni precedenti. Nel passato, l’opposizione avrebbe richiesto una commissione d’indagine per questo problema, noi aspettiamo il giudizio del Consiglio di Stato. Però c’è una sentenza del Tar e il suo provvedimento deve essere applicato prima del Consiglio di Stato. Spero che da questa lezione s’impari.
Giuseppe Lonero (La Destra): I cittadini devono avere la certezza che si adottino criteri di meritocrazia e trasparenza.
Vogliamo fugare i dubbi in merito a favoritismi, procedure concorsuali costruite ad hoc per pre-scelti e scelta dei vincitori a tavolino. Il ricorso presentato al TAR è la conferma che questi dubbi fossero leciti.
Buona parte dei vincitori sono noti per avere alte competenze e professionalità, sarebbero risultati in ogni caso vincitori. Perché allora il percorso del concorso è stato costruito ritenendo necessario organizzare un master come requisito fondamentale per la partecipazione al concorso? Sarebbe stato più lineare organizzare il concorso e far seguire il master solamente ai vincitori. L’amministrazione ha dimostrato un delirio di onnipotenza che ha generato un malessere diffuso con conseguente ricorso al TAR.
Il nostro obiettivo è quello di evitare l’esposizione della Città che da queste vicende può solo ricavare un ingente danno.
Maria Teresa Silvestrini (Rifondazione Comunista): Il parere dell’avvocato dei ricorrenti sottolinea che Statuto e Regolamenti debbono uniformarsi al principio di separazione dei poteri, per garantire imparzialità. Invece, questa Amministrazione interpreta in maniera discutibile la propria autonomia, nominando le Commissioni di valutazione dei concorsi evadendo le normative nazionali e comunali. Inoltre, non è stato rispettato il principio di pari opportunità nella nomina della Commissione giudicatrice. La valutazione positiva della vicenda deve tenere conto che il ricorso nasce dalla frustrazione dei dipendenti interni che vedono le proprie aspirazioni di carriera bloccate dalle assunzioni a tempo indeterminato di dirigenti “Bassanini” assunti temporaneamente per portare avanti le politiche della Giunta.
Enzo Lavolta (PD-L’Ulivo): Pur rispettando l’atteggiamento difensivo dell’Amministrazione comunale, chiediamo il pieno riconoscimento dell’ordinanza sospensiva del concorso emessa dal TAR. Lo chiediamo nell’interesse dei partecipanti al concorso, nell’interesse del buon funzionamento della macchina amministrativa e al fine di salvaguardare l’immagine della Città.
La maggioranza che regge Palazzo civico ha dimostrato attenzione alle procedure concorsuali messe in atto dal Comune. E siamo convinti siano sempre state improntate alla massima trasparenza.
Ma se fossero riconosciute responsabilità nell’esecuzione delle procedure amministrative non avremmo timori a cambiare atteggiamento per far chiarezza sui fatti accaduti.
Andrea Giorgis (Pd-L’Ulivo): E’ sbagliato veicolare l’idea che chi è valido e capace è sistematicamente escluso ed è ancora più sbagliato e grave sostenere che tutti i possibili dipendenti siano raccomandati. Se ci sono regole da cambiare, si istituisca subito la commissione di indagine.
Ora c’è un processo in corso, il Consiglio di Stato dirà se il Tar si è sbagliato, abbiamo il dovere di aspettare la sentenza ma, se abbiamo a cuore il rispetto dei lavoratori, non bisogna contribuire a dare l’idea di dipendenti raccomandati, fannulloni o di dirigenti legati a correnti politiche.
La scelta della strategia difensiva è interna alla struttura amministrativa? Se la scelta è politica, la Giunta ci spieghi perché non ha ritenuto di dare seguito alla decisione del Tar.
Valter Boero (UDC): Penso che l’intendimento di questa iniziativa non sia di mettere in difficoltà i dipendenti del Comune di Torino, ma, anzi, il contrario.
Serve il riconoscimento professionale per chi svolge con impegno i propri compiti. Sulla base delle cose che ho letto i dubbi sul concorso di cui stiamo discutendo, rischiano di gettare un’ombra sull’operato di questa amministrazione. Vedo un errore grossolano, da circoscrivere sanzionando chi questo errore ha commesso.
C’è la percezione di un concorso svolto in modo discutibile e serve maggiore attenzione quando a bandire un concorso è un ente pubblico.
Gavino Olmeo (Alleanza per l’Italia): Una cosa è porre dubbi circa le procedure poste in essere, altro è avere dubbi circa le qualità dei 15 vincitori. Aver servito la Città con un incarico a tempo determinato non è un demerito del dirigente. Non si può impedire ai dirigenti Bassanini di partecipare ad un concorso pubblico: alcuni sono così bravi che hanno ricevuto dalla giunta anche altri incarichi esterni.
Credo sia necessario chiarire due punti: il primo orientato ad individuare chi ha operato la decisione di dare sospensiva della procedura del TAR ed il secondo volto a non confondere la sospensiva con il giudizio di merito.
Se la sospensiva non sarà confermata potremmo dire che la Città ha operato in modo corretto, mentre le cose saranno ben diverse se il TAR si pronuncerà contro la Città.
Maurizio Bruno (Moderati): Credo che la sospensiva imposta dal Tar sia in questo caso un fatto cautelativo e non vada confusa con una sentenza di merito. Avrei quindi preferito aspettare a discutere sul concorso dei dirigenti, affrontando la situazione quando il giudizio sarà definitivo. C’è sicuramente un malessere diffuso nel personale dell’Amministrazione, ma credo sia dovuto anche all’atteggiamento del Governo nei confronti dei dipendenti pubblici e all’abuso del termine “fannulloni”. Non percepisco giustamente imbarazzo nell’Assessore e nella Giunta: quindi aspettiamo con serenità la sentenza definitiva per giudicare.
Andrea Tronzano (Forza Italia-PdL): La nostra idea è di stabilire regole, certe e uguali per tutti, senza polemiche, senza condannare questo concorso. Ci sono stati alcuni concorsi, dove sono emerse criticità, un disagio, come nel concorso per il passaggio al livello D, soprattutto in quello della Polizia Municipale. Probabilmente qualcosa da verificare c’è. Noi siamo per rispettare la sentenza del Tar, così come doveva essere già fatto per il concorso della Polizia Municipale. Vogliamo conoscere l’indirizzo del Consiglio comunale da indicare alla Giunta. Non deve esserci troppa discrezionalità in questi concorsi, ma regole chiare e certe.
Marco Calgaro (Alleanza per l’Italia): E’ chiaro che, dal punto di vista tecnico, dobbiamo aspettare il Consiglio di Stato, e poi fare il punto della situazione.
Dal punto di vista politico e da cittadini dobbiamo assolutamente incrementare la trasparenza della pubblica amministrazione e premiare davvero il merito. Non può persistere il dubbio, ed è un dubbio che pervade anche me, che nelle aziende municipalizzate non avere la tessera di questo o quel sindacato sia estremamente penalizzante per la carriera, oppure che le commissioni dei concorsi comunali siano composte in modo tale che forse sarebbe meglio e più trasparente la scelta diretta dei dirigenti
Moltissimi dipendenti della pubblica amministrazione sono orgogliosi di lavorarvi e lo fanno per scelta, cerchiamo di non scoraggiarli.
Marco Grimaldi (SEL): Non bisogna far diventare il Consiglio comunale un secondo TAR. Bisogna chiarire perché, in un paese come l’Italia, le persone che organizzano un concorso sono anche quelle che scelgono le commissioni ex-ante, in itinere ed ex-post.
La giustizia serve a tutti i cittadini, non solo ai vincitori del concorso o a chi ha presentato ricorso, in modo che chi farà concorsi in futuro possa avere la certezza di un’amministrazione trasparente L’unico indirizzo è capire se l’amministrazione ha fatto le giuste considerazioni. L’unica considerazione è quella che ci spinge a richiedere le motivazioni che hanno portato i massimi dirigenti dell’amministrazione e la giunta a ricorrere contro la sospensiva TAR.
Al termine, la replica dell’assessore Mangone ha concluso il dibattito: Noi siamo abituati a rispettare le decisioni della Magistratura perché ne abbiamo fiducia. Sulla mancata applicazione della sospensiva, quindi, voglio dire: quale amministrazione di buon senso deciderebbe diversamente da quanto abbiamo deciso noi. Assumeremo decisioni solo dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato che, peraltro, dovrebbe arrivare entro la fine del mese. E comunque ci tengo a ribadire che con questo concorso non abbiamo sistemato amici o staffasti di assessori. Non ce ne sono! Spegniamo allora la macchina del fango che rende tutti noi meno credibili di fronte all’opinione pubblica.
venerdì 28 gennaio 2011
Mercati al centro della commissione Lavoro
Molte le proposte presentate dall’Aearp (Associazione esercenti ambulanti Piemonte) ai consiglieri della Commissione Lavoro, presieduta da Enzo Lavolta.
L’oggetto in discussione alcuni mercati cittadini: via Baltimora, piazza Guala e Barcellona insieme a quello di corso Racconigi, corso Toscana e via Nitti.
Diverse le richieste legate alle esigenze delle aree.
Il mercato di via Baltimora, hanno esordito i commercianti, manca di visibilità: da corso Sebastopoli e via Filadelfia non si vede, e quindi sarebbe auspicabile spostarlo su via Castelgomberto. Sarebbe inoltre indispensabile una migliore illuminazione e attacchi della corrente elettrica fruibili dagli operatori.
Un’altra proposta ha riguardato l’orario generale dei mercati: da modificare, passando dalle 8,30 alle 14,00 alle 10,30 alle 17,30 per i cambiamenti degli orari della città. Alla riqualificazione generale del sistema mercatale, la pulizia si è anche fatta richiesta di avere 2 giorni alla settimana con orario prolungato, come avviene nella giornata del sabato.
Dalla commissione è stata riconosciuta l’importanza dei mercati, anche per la loro funzione sociale ed è stato ricordato che Torino è la prima città italiana con più mercati, in rapporto al numero di abitanti.
Ci saranno altre riunioni di commissione su questi temi ed eventualmente altri sopralluoghi nelle aree mercatali.
domenica 16 gennaio 2011
venerdì 3 dicembre 2010
Csi Piemonte: la crisi del settore informatico arriva in Comune
Il Csi è un consorzio con partecipazione del Comune e della Regione Piemonte, che sono anche importanti clienti del consorzio stesso.
I sindacalisti sollecitavano chiarimenti in ordine alle voci di “ridisegno e razionalizzazione” aziendale, hanno detto, e rassicurazioni relative alla tendenza in atto da tempo: perdita di fatturato e di posti di lavoro.
Il fenomeno, è stato detto, vede una riduzione del fatturato e degli occupati, anche a causa dei tagli di commesse alle aziende fornitrici di servizi.
Nell’incontro, avvenuto a 24 ore dallo sciopero e dalla manifestazione del Csi nelle vie del centro, sono state discusse le strategie per invertire la tendenza in atto che, secondo Dealessandri, poterebbe portare alla perdita, nel prossimo anno, di un altro centinaio di posti dopo i circa 150 già persi dall’inizio della crisi.
Secondo Dealessandri occorre muoversi per creare cluster di aziende, ossia concentrazioni su base geografica di aziende che operano in modo interdipendente in settori in cui, per competenze tecnologiche o commerciali, sono complementari. I vantaggi sarebbero la possibilità di ottimizzare gli investimenti nello sviluppo dei prodotti, nella ricerca , nell’esplorazione di nuovi mercati.
Esiste infatti il pericolo concreto di vedere entrare sul territorio piemontese colossi dell’informatica in grado di abbattere i costi e togliere mercato anche ad una azienda delle dimensioni di Csi.
Alle domande sull’esistenza di un piano di rientro del debito di 50 milioni di euro accumulato dal Comune nei confronti di Csi, Dealessandri ha spiegato che l’Amministrazione sta rimodulando le sue richieste di servizi commisurandole alle possibilità del proprio bilancio per non aumentare il debito e che il rientro sarà comunque molto graduale.
lunedì 15 novembre 2010
STRADA DELLE CACCE E CASTELLO DI MIRAFIORI, TRASFORMAZIONI E VALORIZZAZIONE DELLE AREE, SALVAGUARDANDO L'OCCUPAZIONE
Il Consiglio comunale ha infatti approvato oggi, con 29 voti favorevoli e 4 consiglieri contrari, la variante al Piano Regolatore n. 176, che prevede interventi di riqualificazione nell’area sud di Torino.
Il provvedimento riguarda due immobili adiacenti, uno di proprietà privata con accesso da strada delle Cacce e l'altro di proprietà comunale, sito in strada Castello di Mirafiori.
L'edificio di strada delle Cacce, sede dell'ex stabilimento Tecumseh Europa, è composto da fabbricati a destinazione industriale con annessi uffici e servizi (per una superficie coperta di mq. 21.230 e un'area recintata di mq. 38.880). Il complesso industriale, privo di fabbricati con valenza storica, ormai dismesso dall'attività manifatturiera e in stato di degrado, verrà riconvertito per usi residenziali e commerciali.
La trasformazione consentirà anche una migliore accessibilità al Parco Colonnetti e al complesso storico-architettonico della Bela Rosin, anche tramite la realizzazione di un percorso ciclo-pedonale pubblico raccordato con il sistema già esistente.
Per razionalizzare e valorizzare il proprio patrimonio immobiliare, in strada Castello di Mirafiori la Città di Torino, in adiacenza all’area di cui sopra, creerà la Zona Urbana di Trasformazione Ambito 16.32 per un totale di mq. 32.260 di superficie (che andrà a integrare il Parco Colonnetti), la cui capacità edificatoria sarà poi realizzata sull’area industriale dismessa. L’intera area, ritenuta non più necessaria per le finalità logistiche e istituzionali, sarà poi cartolarizzata.
Insieme alla delibera, è stata approvata una mozione (primo firmatario: Enzo Lavolta) che impegna Sindaco e Giunta comunale a fare in modo che la società Sviluppo Industriale srl, e quanti insedieranno attività nell’area, a mantenere l’occupazione pre-esistente. Ai lavoratori verranno inoltre messi a disposizione i servizi del Centro Lavoro di via Carlo del Prete.
(M.Q.) - Ufficio stampa Consiglio comunale
Torino, 15 Novembre 2010
lunedì 8 novembre 2010
“NO AL TRASFERIMENTO A MILANO DEI LAVORATORI TECNIMONT”
La Maire Tecnimont Group ha 4500 dipendenti distribuiti in 30 Paesi e si occupa di progettazione e realizzazione di infrastrutture di trasporto, opere di edilizia civile, impianti nel settore petrolchimico e nell’ambito della distribuzione del gas.
A Torino nella sede di corso Ferrucci lavorano 476 dipendenti, tra ingegneri e tecnici che dovrebbero essere trasferiti in una nuova sede a Milano.
Secondo il documento, questo rappresenterebbe un problema di carattere logistico, organizzativo ed economico per i lavoratori oltre che un depauperamento del tessuto produttivo torinese con la dispersione delle competenze operanti in questo settore.
F.D'A. - Ufficio stampa Consiglio comunale
Torino, 8 Novembre 2010
martedì 26 ottobre 2010
QUALI AZIENDE PARTECIPATE DALLA CITTÀ DI TORINO HANNO L’ORGANISMO DI CONTROLLO ED IL CODICE ETICO?
L'adozione di congrui modelli si rende necessaria per scongiurare reati eterogenei, connessi a processi decisionali realizzati in vari ambiti aziendali: dall'aggiudicazione di gare d’appalto; alla contrattazione per la fornitura di beni e servizi; dall'ottenimento di autorizzazioni, licenze, concessioni, finanziamenti alla commissione dei reati penali di natura societaria (violazione di obblighi degli organi ed operazioni sul capitale); dalla irregolare gestione finanziaria alla frode informatica.
Il legislatore, preoccupato del crescente fenomeno della criminalità d'impresa, ha ritenuto di voler coinvolgere direttamente gli operatori economici, sollecitandoli ad una efficace azione di prevenzione all'interno delle proprie realtà aziendali, pena la loro responsabilità diretta ove, a causa della loro negligenza, si sia realizzato un reato. Giudicando positivamente il diffondersi di questa cultura aziendale, ritengo la modalità di fare impresa conforme all'etica e alla trasparenza garante anche nelle nostre aziende partecipate del principio indispensabile della legalità.
Il Codice Etico in particolare è l’altra faccia del bilancio sociale; può definirsi come la “Carta Costituzionale” dell’azienda, utile a definire la responsabilità etico e sociale di ogni partecipante all’organizzazione dell’impresa. Esso è il principale strumento di implementazione dell’etica dell’azienda capace anche di garantire la gestione equa ed efficace delle transazioni col mercato, che sostiene la reputazione dell’impresa stessa in modo da generare fiducia verso l’esterno.
Enzo Lavolta